Pietro Cossali nacque a Verona il 29 giugno del 1748 e morì a Padova il 20 dicembre 1815. Di famiglia nobile, entrò far parte in giovane età nell'ordine dei Teatini, dapprima come chierico regolare, per poi acquisire le cariche di superiore e provinciale. Dopo una prima fase di formazione presso la scuola dei gesuiti di Verona, si spostò a Milano dove svolse i suoi studi di matematica, fisica, teologia ed eloquenza. Pronunziati i voti, si trasferì a Padova come predicatore, prima di tornare nuovamente a Verona, nel 1778, e dedicarsi all'insegnamento della fisica sperimentale e della filosofia affiancandosi, in questa disciplina, alla più illustre figura scientifica veronese del tempo: Anton Maria Lorgna.
Dal 1786 fu professore di astronomia, fisica e idraulica presso l'Università di Parma. Fu qui che Cossali ideò la sua opera più importante, Origine, trasporto in Italia, e primi progressi in essa dell'algebra, stampata in due volumi dalla Reale Tipografia Parmense di Giovan Battista Bodoni tra il 1797 e il 1799. Muore a Padova il 20 dicembre 1815.
Il nome di Cossali è legato a vari testi di matematica teorica e applicata, tuttavia il suo contributo principale è nel campo della storia dell'algebra, grazie alla summenzionata opera, divenuta ormai classica. Questo lavoro, che si contraddistingue per le sue trattazioni minuziose e per il rigoroso metodo di analisi storica che in esso viene sviluppato e impiegato, divenne un punto di riferimento per la storia dell'algebra, ed è tutt'oggi considerato un testo di riferimento.
Cossali fu uno dei primissimi, se non il primo, in Italia a fare innalzare un pallone privo di equipaggio gonfiato di idrogeno e con l'involucro di gomma indiana, sperimentato pubblicamente nell'Arena di Verona tra 1783 e 1784. Le esperienze con gli aerostati sono funzionali ai suoi studi circa gli equilibri di pressione. Nei suoi lavori intendeva per “equilibrio esterno" il rapporto tra peso dell'aerostato e quello d'un pari volume d'aria, e per "interno" il rapporto tra pressione del gas e resistenza dell'involucro. Affronta così questioni di fisicochimica dei gas, considerando le ricerche del Cavendish ed altri sull'ossigeno, ed ha ben chiare le possibilità del nuovo mezzo, particolarmente per la ricerca fisica e meteorologica. Le esperienze furono pubblicate con il titolo di “Su l’equilibrio esterno e interno nelle macchine aerostatiche …” nel 1784. Il volumetto circolò ampiamente e fu utilizzato da aeronauti del tardo '700, tra cui lo Zambeccari.
Così scriveva: I Globi aerostatici, resi ormai comuni per solo semplice passatempo, potendo forse anche giovare alla Fisica; hanno fatto sì, che i Filosofi rivolgessero anche a questa parte i loro studi, per regolarne il moto, e prescrivere regole, onde con sicurezza, e senza pericolo possa farsene l’elevazione. Molti sono i pericoli, insuperabili pressochè le difficoltà, che s’incontrano nell’aerea navigazione, che daranno ampia materia da esercitare per lunga serie d’anni i Fisici, e i Meccanici, e molto imbarazzo ancora agli arditi Aeronauti. E per passar sotto silenzio i moltri altri incomodi, sembra non potersi montare, che ad una determinata altezza di atmosfera, dapoichè oltre quell’altezza per l’intenso freddo, e per l’aria di molto rarefatta, e perciò poco propria per lo respiro, l’uomo o più non vivrebbe, o non vivrebbe che a stento.


Pietro Cossali