Così scriveva, diversi decenni fa, Vittorio Salvaro, sul giornale cittadino, L’Arena: “ Anche a Verona, l’idea del dominio dei cieli non era ignota. Cinquant’anni or sono, un operaio, certo Bresciani, ideò e costruì un apparecchio da adattarsi al corpo umano, composto di mostruose ali, somiglianti a quelle di una nottola. Con ciò egli credeva di volare, ma forse non avendo ben ponderato sulla resistenza che potevano offrire le due ali, resistenza che certamente sarebbe aumentata, se in proporzione al corpo dell’uomo esse avessero avuto una movenza rapida; oppure, avendo egli fatta troppa fidanza colla sua sola forza muscolare di muovere velocemente le enormi ali che s’era attaccato alle spalle, alla prova decisiva il suo apparecchio si mostrò insufficiente. Anzi, egli restò quasi vittima del suo temerario ardimento, perché postosi attorno il suo apparecchio, slanciossi dall’alta terrazza del giardino Giusti, credendo di fare un volo più o meno lungo, ma invece, appena libratosi nel vuoto, precipitò a terra, ferendosi gravemente e rovinando tutto il suo congegno. Nel 1895 il signor Antonali Arturo principiò i suoi studi intorno ad una bicicletta con aeroplano e pallone dirigibile con motore, senza perdita di gaz e zavorra. L’idea che proponeva l’Antonali era troppo complicata, però da una rapida scorsa al memoriale di questo studioso, ho potuto convincermi che se tecnicamente certi quesiti potevano dirsi risolti nella pratica molte sarebbero state le difficoltà. Nei suoi disegni però ho potuto notare che vi erano parecchie parti che oggi servono benissimo ai moderni apparecchi di aviazione. Ecco quanto dice l’Antonali nella sua relazione: Trovai un apparato detto aerociclo che corrisponderebbe al modo di poter salire e scendere senza perdita di zavorra e gaz, avendo unito un aerostato che ha idrogeno nella proporzione di lasciare scendere lentamente il peso che ha sotto, mediante le due eliche giranti velocemente che lo innalzano, supplendo al resto di forza ascensionale che manca”. Come si vede eravi l’idea embrionale che non potè essere sviluppata per mancanza di mezzi. L’Antonali fabbricò anche un modello del suo apparecchio, ma vuoi per cattiva costruzione, vuoi per difetti di misurazioni, egli non potè che elevarsi da terra poco più di un metro, perché si ruppe una delle principali parti. I suoi progetti e disegni furono da lui raccolti in un memoriale che nel febbraio 1910 presentò in omaggio a S.A.R. il Duca degli Abruzzi, dal quel ebbe una cortese e gentile lettera. L’ultimo che chiude la serie dei precursori dell’aviazione a Verona, ma che per primo la trattò dal vero lato scientifico, è un giovane pieno di buona volontà, intelligente, attivo, Lorenzo Reggiani figlio del dott. Cav. Reggiani. Egli ha ora provvisoriamente abbandonato i suoi studi dell’aviazione per entrare nella Scuola Militare di Modena, ma speriamo che l’avvenire gli riserbi i successi che ottenuto un altro giovane e già illustre figlio di Verona, il tenente Calderara che in questo campo della scienza e dell’audacia tiene alto il nome di’Italia.”

A Verona, in un solitario rione della classica contrada di San Zeno, lavorano due modesti ma intelligenti meccanici fonditori, i fratelli Padovani, i quali sono gl'inventori di un nuovo tipo brevettato di apparecchio per volare, denominato « Aereopropulsore», basato su principio e caratteristiche che lo differiscono dalla serie degli attuali areoplani. L'areopropulsore Padovani è costituito da uno stantuffo metallico circolare a superficie concava, formato da due anelli tenuti e assicurati a due mozzi per mezzo di due strati sovrapposti di fili d'acciaio tesi a vite. Su ciascun filo d'acciaio dello strato superiore c'è, invisibile, una valvola a cerniera, d'alluminio, avente forma triangolare, uguale allo spazio corrispondente a due raggi, cosi che tutte le valvole quando sono chiuse coprono totalmente la superficie concava dello stantuffo. In particolare le valvole sono munite di relative guarnizioni che permettono una chiusura perfetta. La fascia metallica F impedisce ali aria di sprigionarsi lateralmente. La manovella A, in comunicazione col motore, e un complesso di leve generano allo stantuffo un movimento alternativo verticale, tanto che le valvole in esso contenute si aprono quando lo stantuffo si alza e naturalmente si chiudono quando si abbassa. Infatti, ne risulta una compressione d'aria sotto lo stantuffo; compressione dovuta al moto rapido di questo dopo la chiusura delle valvole; pertanto fra quest'aria compressa lo stantuffo trova punto d'appoggio; ma continuando, la manovella, la sua azione fa innalzare la parte inferiore dell'apparecchio ed ecco perchè lo stantuffo, ricevendo nuovamente un movimento ascensionale, s'innalza regolarmente. Lo stantuffo scorre entro quattro piloni che sono uniti fra loro e alla canna centrale O, nella parte superiore, media e inferiore per mezzo di tubi d'acciaio, così detti di legamento. L'apparecchio ha dunque la proprietà, inoltre, della navigazione in senso orizzontale con i due piani P Q, attaccati allo stantuffo A, in modo che quando questo salga si mettono in posizione verticale e quando lo stantuffo si abbassa si mettono inclinati parallelamente di un certo angolo secondo la velocità che si vuol ottenere. Questa inclinazione determina la resistenza nei piani stessi in obliquo e di conseguenza l'apparecchio avanza come il volo d'uccello. I due piani in posizione verticale (R e S), posti l'uno a destra e l'altro a sinistra della navicella, servono alla completa dirigibilità. Se ambedue i piani sono in direzione del moto, adora l'apparecchio vola dritto ; ma se invece è parallelo il primo e l'altro perpendicolare alla direzione d'avanzamento dell’apparecchio, questo descrive evidentemente una curva a destra o sinistra, secondo che il piano resistente è rispettivamente a destra o sinistra. La discesa dell'apparecchio si ottiene diminuendo la velocità dello stantuffo, Se si arresta il moto del motore, le valvole, chiudendosi ermeticamente, fanno scendere l'apparecchio come un paracadute, la cui velocità costante è approssimativamente calcolata da 8 a 10 metri al minuto secondo, qualunque sia l'altezza. Per questo si ha ragione di ritenere efficace il congegno di salvataggio applicato alla navicella per attenuare il colpo a terra. La discesa a volo planè si può effettuare mediante lo spostamento del centro di gravità. Gli inventori, per eliminare possibili difficoltà durante i viaggi aerei, hanno pensato inoltre all'applicazione di due motori, uno dei quali in funzione, l'altro di riserva, resa possibile per la grande potenzialità di sollevamento dell'apparecchio stesso. Il quale ha il pregio della solidità, nonché quello della leggerezza, dovuti alla forma speciale circolare a raggi tesi dallo stantuffo. Ai dettagli fanno, infine, corredo le seguenti caratteristiche: 1. Innalzamento e discesa in posizione verticale con equilibrio stabile nell'aria. 2. L'apparecchio può avanzare, retrocedere e girare su se stesso e in qualsiasi direzione. 3. Grande stabilità, essendo il centro di gravità nell'estrema parte inferiore. 4. Grande potenzialità di sollevamento. 5. Il volume di questo aeropropulsore è della metà circa di quello dei comuni areoplani. Gli esperimenti fatti con un modello, davanti ad una Commissione di tecnici qui convenuti, diedero dei risultati ottimi. Questo areopropulsore Padovani "ha anche la proprietà di poter essere applicato in sostituzione delle eliche propulsatrici ed offre un mezzo ideale di innalzamento e propulsione negli areoplani e dirigibili. Verona, gennaio 1911.