Nelle date del 14 settembre e del 12 ottobre 1845, si esibisce a Verona l’aeronauta che maggiormente dialoga con l’immaginario della figura romantica dell’aerobata. Si tratta di Francoise Arban, francese di Lione che nei cieli veronesi presenta un’ascensione in collaborazione con il cavallerizzo Benedetto Foureaux, nello stesso periodo impegnato in Arena con la Compagnia del padre Luigi. Arban riuscì , qualche anno dopo, nell’impresa di tracersare le Alpi con un pallone gonfiato ad idrogeno. L’esibizione di Arban e di Foureaux non è da considerarsi una “ibridazione tra le due discipline quanto forse la curiosità dell’artista circense, unita ad una sana forma di pubblicità che si esprime, oltre che viaggiando in pallone, mettendo a disposizione del pilota membri della sua troupe” (Antonio Giarola, Corpi, Animali e Meraviglie, Verona). Rivelatore degli intenti è il programma della serata, così composto: “La partenza dall’Anfiteatro dei due viaggiatori aerei verrà effettuata alle ore cinque precise. Mezz’ora prima della partenza spedirà un piccolo Globo per indicare la direzione del Viaggio, inviando a quella vari calessi per ricondurre possibilmente i viaggiatori nella sera medesima a questo Teatro Sardi. Prima della partenza faranno più giri intorno all’Anfiteatro entro il Globo, spargendo poesie e mazzolini di fiori agli astanti.”. Qualche mese prima, la terra veronese era stata protagonista di un insuccesso dell’aerostiere d’oltralpe. Il 3 agosto 1845 Arban partendo, dall’Arena di Milano, cadde a Besentrate a 31 chilometri dalla città. Mentre l’aeronauta poneva il piede a terra, il pallone gli sfuggì e venne ritrovato il giorno seguente a Vigasio, a 13 chilometri da Verona. L’anno successivo Arban, in compagnia della moglie Fanny, eseguì due ascensioni, rispettivamente nelle serate del 27 settembre e del 18 ottobre 1846. Durante la prima ascensione la partenza del pallone è salutata da uno spettacolo pirotecnico offerto dal noto impresario circense Paolo Chiarini. Nella data di ottobre, invece, partecipa al volo un cittadino veronese, tal Domenico Tisatti. “Siccome pella portata di tre persone occorre al Globo un vistoso ingrandimento, così aggiunse nel mezzo i segni dello Zodiaco della capacità di 3000 piedi cubi di Gas, e per conseguenza è ora ridotto ad una grandezza gigantesca mai più veduta. L’ingente spesa che costa la gonfiatura della macchina, nonchè tutte le altre relative non lo trattennero di stabilire tale spettacolo, confortato soltanto dalla fiducia di vedersi onorato di numeroso concorso, e che almeno vorranno intervenirvi se non pei scarsi suoi meriti, almeno per veder l’unico viaggiatore aereo veronese che si sia mai cimentato in quest’ardua prova. (…) Mezz’ora prima della partenza saranno inviati vari Globi a gas di diverse forme per riconoscere la direzione del vento; indi i tre viaggiatori monteranno nell’apposita cesta, facendo due giri intorno all’Arena, (…) ed all’ora stabilita, salutando la rispettabile adunanza, faranno la promessa ascensione. (Avviso. Il Foglio di Verona 14 ottobre 1846). Questa è l’ultima ascensione veronese di Arban che scomparirà nel Mediterraneo, il 7 ottobre 1849 con un aerostato partito da Barcellona. Nello stesso anno prova ad ottenere il permesso delle autorità un altro cittadino veronese, Luigi Pellizzari, che il 21 ottobre richiede di poter innalzare un globo concepito e costruito da lui stesso. Il Pellizzari richiede di sottoporre quanto prima alla “Eletta Commissione” la propria macchina per verificarne i requisiti tecnici e le dotazioni di sicurezza. Evidentemente gli incidenti e i rovinosi atterraggi, avevano spinto le autorità a pretendere l’osservazione di determinate regole tecniche, nonché la valutazione dell’idoneità dell’aeronauta alla conduzione del pallone: “Chiede sia prescritto all'eletta Commissione di esaurire il suo incarico relativo al Globo Aereostatico, onda possa esser eseguito il volo nella futura Domenica 21 ottobre Corrente; ritenuto per quel giorno ad esclusiva sua disposizione l'Anfiteatro dell'Arena concessogli dalla Ecc. Imp.e R.o GeneralComando di Fortezza, ed assentito da questa R.a Carica,. Chiede per urgenza corrispondente rescritto. Verona 11 ottobre 1849. Luigi Pellizzari”. Il 25 ottobre, tuttavia la Delegazione comunica alla Congregazione il proprio parere negativo: “Rilevandosi dai risultati di esperimento, (…) che può contenere, non è possibile potersi alzare e fare un volo aereo con un peso qual è quello almeno d'una persona, s'invita codesta Congregazione Municipale a licenziare la domanda del detto Pellizzari, colla quale ebbe a implorare il relativo permesso, avvertendolo di non poter prendere la di lui istanza in alcuna contemplazione, se prima non abbia pienamente incontrato le prescrizioni della detta Commissione ed ottenuto dalla medesima il voluto assenso, e ciò appunto per evitare qualsiasi trista conseguenza”. La Commissione aveva ritenuto che il volume del pallone proposto dal Pellizzari non fosse di misura sufficiente a permetterne l’elevazione, e che il gas leggero proposto non fosse quello adatto. Lo invitò ad aumentare la cubatura e a riempire il globo con gas solforico o gas idrogeno. Il veronese apportò le modifiche richieste, ma dalla mancanza di notizie riportate dalla stampa locale, si suppone che l’autorizzazione non fu più concessa.
Nella città di Verona, durante il periodo compreso tra il 1814 e il 1866, si svolsero circa una decina di ascensioni svolte, per motivi logistici, tutte all’interno dell’Arena. L’intrattenimento, che naturalmente possiede un alto tasso di spettacolarità, spesso consiste nella sola ascesa, se questa possa risultare scientificamente rilevante, o in un piccolo viaggio per i cieli cittadini, mentre gli spettatori, con il naso all’insù, si godono alcune musiche orchestrali. Il globo aerostatico può, inoltre, diventare un attrezzo acrobatico estremo. Oltre alla pericolosità insita nell’ascensione si aggiunge quindi, a favore dello spettatore, un ulteriore fattore di rischio. Lo intuiscono molto bene i fratelli Eugene e Auguste Godard che si esibiscono per la prima volta a Verona il 27 novembre 1853. “Il Godard non segue per nulla le traccie segnate dà surriferiti suoi antecessori, ma segue in quella vece una sua nuova maniera, affatto inusitata e certamente la più ardimentosa (…) Ed ecco il suo modo: Al suo globo, ch’è perfettamente come rotondo e dell’eguale circonferenza degli altri adoperati fin qui, è attaccata la solita capace navicella, sotto cui distante dalla medesima 20 piedi sta un Trapeze – ch’è un piccolo traverso di ferro, della grossezza di 5 centimetri e lungo 0,80 il quale è sostenuto da due funicelle assicurate ai lati del Globo, d’altronde il Godard non impiegò che soli 30 minuti al perfetto gonfiamento del suo Pallone, che per tal modo era gonfio che parva teso. Dopo di che, senza perdere ulteriore tempo, con quella tranquillità e sangue freddo che costituiscono il vero coraggio si attaccò cò piedi bellamente al Trapeze e così capovolto (…) abbandonava l’Anfiteatro alle ore 4 e mezza pomeridiane fra gli applausi e gli evviva della numerosa e stupefatta moltitudine; mentre egli, innalzandosi sempre più, eseguiva difficili giuochi ginnastici: ora abbandonandosi corpo morto in aria, sostenendosi con un sol piè al Trapeze, quando non più capovolto, ma ritto della persona con ambo le mani si affidava ad una delle funi, e cò piedi giuocando scherzava; ora finalmente lasciava cadere tutto il suo corpo attraverso il Trapeze, ed in cotale incredibile posizione egli con le mani ed i piedi faceva mille gesti e mille atti diversi, gettando ad un tempo fiori e corone, in tale atteggiamento innalzavasi gradatamente così, che il Globo sì, ma la persona del Godard divenne presto invisibile.” (). Il pallone poi percorre una distanza di otto miglia circa, arrivando a Villafranca, dove viene accolto da una folla festante. Godard rientra a Verona in serata, quando al Teatro valle, ospite della compagnia Chiarini, “(…) si presentò ben tre volte al proscenio fra clamorosi evviva e scroscianti applausi. Lo spettacolo è replicato la sera del 12 marzo 1854 a bordo del pallone Le Ville Graz dove sono ospitati anche due cittadini veronesi. (Antonio Giarola, Corpi, Animali e Meraviglie, Verona) Il cerimoniale, che include un giro in pallone dell’Arena, con lancio di fiori agli spettatori, l’ascensione vera e propria e, infine, la “ricomparsa” sulle tavole del Teatro Valle, è rispettato anche nel caso del primo aeronauta veronese ad esibirsi in città, Giacomo Broglio. La sera del 12 giugno 1853, nonostante sia il suo primo volo, Broglio “(…) non errò (…) nel caricare della necessaria quantità di gas svolto dall’acido solforico, dal zinco e rottami di ferro, il globo suddetto, senza sprecare inutilmente a migliaja di libbre le stesse materie, per cui (…) prese il volo fra gli applausi e gli evviva (…), seguendo, a vista d’occhio, però lentamente, la via di Sud-Ovest dove (…) si era addensato un temporale, e da dove, mercè un’improvvisa e forte brezza, Venne respinto verso Nord”. Il primo febbraio 1857 torna una donna ad esibirsi in Arena. Ma questa volta la signora è protagonista: si tratta dell’aeronauta Madama Maria Luigia Mayer che annunciare l’ascensione “di un Globo aerostatico di 23 Metri Cubi di Gas” promettendo anche che “prima del gran globo saranno alzati diversi piccoli palloni”. I veronesi conoscono bene la materia, così come le dinamiche e i processi chimici necessari a far ascendere un pallone aerostatico. Il problema dell’ingovernabilità della macchina, che aveva afflitto ad esempio Broglio, è il perno programmatico dell’ascensione del Globo Mosca, eseguita da Carl Berg, la sera del 5 aprile 1858 all’Anfiteatro dell’Arena. Nella città scaligera, l’aeronauta presenta “(…) in prova, un nuovo esperimento Aeronautico governando il Globo con un Timone e gettando regali dalla sua Barchetta”. Lo spettacolo risulta ben riuscito, anche se si svolge di fronte a un pubblico ridotto, come annotano ormai assuefatti i giornali dell’epoca: “Un’ascensione all’etere mediante globo aerostatico dopo le molte che si sono qui vedute, non è cosa che possa destare grande curiosità.” Venne pure considerata, come lo fu realmente, quale ferro di bottega la dichiarazione fatta dal Berg nel suo manifesto di mettere in prova un nuovo esperimento aeronautico governando il globo con un timone, e quindi sebbene il concorso di spettatori non sia stato straordinario, fu tuttavia al di là della nostra previsione.” La scarsità di pubblico per una manifestazione può anche dipendere dalla facilità con la quale i cittadini riescano a godere dello spettacolo anche trovandosi all’infuori dell’Arena. L’esibizione di Berg è l’ultima ascensione aerostatica presentata in città, durante il periodo austriaco. Nel 1851 la città di Verona fu visitata dall’Imperatore asburgico, ma, tra i numerosi spettacoli offerti dalla città per il sovrano, non abbiamo notizie di spettacoli aerostatici. (Tratto da: Corpo Animali Meraviglie, Le Arti Circensi a Verona tra Sette e Novecento, di Antonio Giarola e Alessandro Serena, p.g.c.)