Scrive il Del Bene che “il comico Silvestrini, nell’estate del 1803, aveva fatto tappa in città, dando spettacolo di lanci di palloncini liberi, e poco più tardi con un manifesto annunciò al pubblico che il 2 ottobre avrebbe compiuto un’ascensione all’Arena, in compagnia del figlio. Il numero dei forestieri accorso in città fu enorme. Si cominciò con il lancio di una specie di pallone pilota che innalzandosi rapidamente diede speranze di buona riuscita dell’ascensione dei due aeronauti. Acceso il fuoco della seconda mongolfiera che doveva trasportare i due passeggeri, quando il pallone sembrava abbastanza gonfio, il solo Silvestrini entrò nella navicella, ma il globo non si innalzò; si riattiva il fuoco, si sostituisce una cesta di vimini alla barchetta più pesante, ma anche questi accorgimenti non bastano perché il pallone possa innalzarsi. Il Commissario di Governo che assisteva allo spettacolo, tanto per dare qualche soddisfazione alla folla esasperata, dà ordine che si tagli la fune che tratteneva il pallone, il quale, libero ora d’ogni peso, sale appena da poter uscire dall’Arena trascinandosi sui tetti delle case, ove si incendia. L’avvenimento ebbe una vasta eco in città e venne in tal modo narrato nelle cronache cittadine: “Oggi è stato innalzato in Rena il Ballone reostatico (...) E’ andato all’altezza come del campanil della Scala. Poi quando è stato sopra la casa del cittadin Cabrusà, è calato da tutta pianta, e restò su li coppi nell’introl di San Quirico alla casa Moreschi e ha buttato giù un camino …". Filippo Silvestrini è il primo aeronauta veronese a compiere voli aerostatici di cui abbiamo notizia. Gli insuccessi domestici non dovettero scoraggiarlo e di lui si sentì parlare ancora per qualche anno. Da una cronaca del Giornale Italiano del 1808 apprendiamo che il 15 maggio si esibì a Trieste di fronte ad una folla immensa. Probabilmente si trattò della prima esibizione aerostatica triestina che, detto per inciso, riusci benissimo. «… In un baleno l’innalzato globo trapassò il torrente Starebrech, e giunto all’altezza di 500 tese, s’avvide l’aeronauta che il globo stesse nel vieppiù dilatarsi, sforzando le pareti, avea sofferta verso il centro una rottura di circa un braccio e mezzo. Era allora il globo quasi immobile, ed ei però, tagliate le funi, gittò al basso tutta l’ossatura della barchetta, onde allegerirlo, e procurar di rimaner così più a lungo nelle regioni dell’aria; ma trovandosi in atmosfera più rara, men ossigeno restando all’alimento della combustione dell’alcoole, e quindi rallentata la rarefazione, principiò il globo a discendere; ed allora soltanto chiuso in due tempi il recipiente del fuoco, felicemente andò a cadere nel Paduino. Allora il sig. Silvestrini balzò a terra senz’alcun danno, e il globo, invano trattenuto, rialzossi e si sostenne a 200 tese per 6 minuti, e ricadde poi in quelle vicinanze sopra il tetto d’un’osteria. Nel 1811 è a Firenze dove non riuscì a volare. Il motivo è descritto in una lettera autografa segnata "Aletofilo" in data 10 giugno 11811 al Giornale del Dipartimento dell'Arno, pubblicata dal P. Boffitto in "Emporium" del giugno 1918. Malgrado gli insuccessi il Silvestrini continua nei suoi tentativi di voli, e la conferma la troviamo in un'altra lettera autografa di due pagine: "petizione di Filippo Silvestrini di Ancona nellaquale chiede d'eseguire nell'Arena di Milano un'ascensione aerostatica il 25 febbraio 1825. Non ci consta che quest'ascensione abbia avuto luogo (da: Aeronautica Italiana nell'Immagine 1487-1875) (Tratto da: Verona Volat, di Gianni cantù, Cierre Verona)




Filippo Silvestrini